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Delicate congiunzioni e ambientali partiture agite da Rafael Toral, usando music box ed effetti analogici, ben inscrivendo le evoluzioni minimali operate per mezzo della chitarra, mai facendo sottostare le idee alla tecnica, con senso contemporaneo e nessun vezzo, prescindendo dalla specifica abilità acquisita nell’approccio allo strumento, per attingere infine a nuovi spazi mentali, circolari e suggestivi, di più ampio respiro, estendendo il progetto iniziale che era stato inizialmente implementato per il tour europeo del 2002. Un album diviso in due parti, ‘Electric Babyland’ e ‘Lullabies’, rispettivamente di quattro e tre brani, fra millimetrici accordi, armonie dilatate e rarefatte pulsioni che culminano nella traccia finale di ben tredici minuti, estesa nella durata e nel titolo, ‘bodyjoga mix pt. 2, dreaming into the locked groove’, mettendo un attimo da parte le sue esperienze precedenti (collaborazioni con Jim O’Rourke, John Zorn, Sonic Youth, Rhys Chatham, Phill Niblock) e intelligentemente rispondendo agli inviti della Tomlab. Tutto è fluido, suadente e composto, microemozioni concrete attivate da un continuum di suoni in perenne stato di espansione. Una buona prova.

Aurelio Cianciotta