BlowUp

Rafael Toral è un chitarrista ‘elettronico’ portoghese ancora poco noto ma già attivo da diversi anni nei settori dell’improvvisazione più sperimentale. Apprezzato per via di due album in duo con Paulo Feliciano a nome No Noise Reduction e per i due album solisti pubblicati finora (Sound Mind Sound Body, Ananana 1994, e Wave Field, Moneyland 1996, quest’ultimo appena ristampato su Dexter’s Cigars) e incoraggiato da personaggi come John Zorn, Phill Niblock e Lee Ranaldo e Thurston Moore dei Sonic Youth, Rafael arriva alla terza uscita assembrando sette registrazioni effettuate tra il ’94 e il ’96 in duetto con altri musicisti dell’ambito. Due pezzi sono eseguiti insieme a Jim O’Rourke. Il primo, Blackbird, si regge quasi interamente sulla fisarmonica suonata dal chicagoano, flebile, sottilissima e sposa perfetta delle altrettanto impalpabili e fantasmatiche presenze elettroacustiche di Toral; nel secondo, Aardvark, Jim presta la sua opera dissonante al piano e alle tastiere con un risultato non distante da quanto andava facendo in proprio un paio di anni fa. Gli altri brani sono incisi con la violinista Jane Henry (Skyrocket, splendida dissoluzione rumorista), col chitarrista Manuel Mota (Concorde) e col fisamonicista Waldo Riedl (Firebee drone, un sibilo inquietante). Due i pezzi eseguiti da solo, X-1, per soli effetti elettronici (“Una composizione senza chitarra per effetti chitarristici”, scrive impagabilmente Bill Meyer nelle note di sopertina), e Super Sabre, uno splendido esercizio tra l’Hendrix più allucinato e il Merzbow più musicale. Drones di chitarra, filtri elettronici, movimenti isolazionisti e rumoristi, disponibilità verso le forme sonore più distanti e una grande fascinazione per lo spazio e agli aerei (durante l’ascolto si ha spesso l’idea che si siano voluti replicare i diversi rumori sonici prodotti dalle navigazioni aeree). Adesso che O’Rourke sembra interessato ad altro, non è detto che Rafael non ne sappia raccogliere l’ingombrante e faticosa ‘eredità’. (8)
Stefano I. Bianchi